La Scighera

La scighera in dialetto è la nebbia; il circolo La Scighera a Milano è un pezzo di storia.

Siamo in Bovisa, uno di quei quartieri di confine tra vecchia e nuova Milano dove nel raggio di cento metri ci trovi università e capannoni abbandonati, due stazioni moderniste (ferrovia e metro) e un’area contaminata e non bonificata; è un quartiere popolare di case dell’inizio del secolo scorso, con una popolazione molto eterogenea per provenienza e censo.
Peraltro anche la parola schighera: è la parola più milanese che c’è dopo madunina, eppure è araba; ce l’hanno portata gli spagnoli.

CHI

La nebbia a Milano non c’è quasi più, ma resiste spavaldamente questo circolo di anarchici.
Anarchici non per modo di dire: proprio nel senso vero, politico.
Oggi naturalmente ci sono soci di diverse provenienze, ma la matrice, e anche il metodo decisionale collettivo che conduce la gestione, sono anarchico-libertari.
È uno spazio mica piccolo (500 mq) con un’osteria riservata ai soci e un grande spazio per concerti e teatro: regge in modo agguerrito le ingiurie dell’omologazione, altro che Milano da bere: qui c’è dell’ottimo vino rosso a prezzi popolari in un laboratorio perenne dove ci trovi dal ballo popolare al software libero, dalla poesia contemporanea al cibo buono, dal teatro d’avanguardia ai burattini. Ma anche adatto per una partita a scopone o per lasciar giocare i bambini.

E ci trovi anche noi. Ogni tanto un nostro corso, una nostra presentazione di un libro, una mostra come l’ultima, ART32 che qui abbiamo presentato con Vittorio Agnoletto all’inizio del 2023 per lanciare il crowdfunding che ne ha finanziato la stampa.

La cucina della fucina

Se pensate a un circolo “vetero” di ideologi attempati, ecco: il contrario. Giovani, sguardi intensi, idee chiare, luminose e sorridenti. Romantici con la scopa in mano, sciamani alla spina della birra, poeti col martello in mano e i chiodi in bocca.
Facce da cultura che non se la tira: quelle stesse facce poi te le trovi al Festival Teatrale di Granara o a Il Richiamo della Foresta, perché se Milano è una fucina della cultura, la Scighera nel suo piccolo è uno dei posti d’incontro ed elaborazione.

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Quando i post-it non erano stati ancora inventati

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Hanno una grande esperienza del discutere insieme, del pensare insieme, anche del creare insieme: se andate a vedere il pensiero anarchico senza i soliti pregiudizi, scoprite che da più di un secolo collaudano modi paritari e non autoritari di gestire le cose, di prendere le decisioni.
Così per noi non c’è molto da raccontare di co-progettazione, di sociocrazia, di comunicazione non ostile… qui non è una novità:  loro lo sanno già da un secolo; lo spiegano con altre parole, ma le questioni sono le stesse.

Fare impresa per difendersi dal capitalismo.

Non è un paradosso. Ma nel nostro mestiere abbiamo incontrato tante cooperative e associazioni che son nate con questo intento ma poi, con gli anni di routine gestionali, molte se lo sono un po’ dimenticato. Loro, no.

COSA

La buona comunicazione per un circolo come questo è essenziale, decide se funzionerà o no ognuna delle tante iniziative, quindi se starà in piedi, anche economicamente, il progetto complessivo.
Come spesso accade nell’associazionismo, specialmente in quello militante, molte persone hanno creatività e voglia di esprimerla; il gusto del bricolage e delle soluzioni economiche è forte, rinforzata spesso dal lavoro espressivo coi bambini  e dall’artigianato.

Capite bene che siamo in equilibrio sulla lama del coltello:

  • se c’è un buon equilibrio tra espressione spontanea e comunicazione organizzata, allora si crea un circuito virtuoso, che dà calore alla comunicazione pianificata, soddisfa a chi desidera esprimersi e soprattutto manifesta una personalità formidabile all’organizzazione comunicante;
  • se viceversa la spontaneità va in controfase rispetto alla pianificazione, si genera rumore, approssimazione e l’organizzazione esprime un’immagine di dilettantismo e inaffidabilità.
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Usando male la parola, viene definita “anarchica” quest’idea della comunicazione in cui ognuno fa un po’ il cavolo che vuole: ecco, questi anarchici veri ci hanno chiesto esattamente il contrario.

Prima abbiamo fatto un lungo workshop insieme, per capire bene quali fossero le prospettive, le difficoltà e le azioni da fare.

Poi, gli esiti del workshop ci hanno portato a decidere insieme l’”elenco della spesa” dei servizi che smarketing avrebbe fatto alla Scighera.

  • Sistemazione del logo, che già c’era (e sue varianti)
  • Colori
  • Tipografia
  • Immagini
  • Impaginazioni
  • Consulenza e affiancamento sul sito (architettura delle informazioni e strategia generale)
  • Consulenza per newsletter e social, incluse linee guida del calendario editoriale
  • Affiancamento nell’editing per i testi principali del sito

Il lavoro è stato fatto insieme, ogni scelta è stata discussa.
Il nostro sforzo è stato quello di lasciare le cose il più possibile simili a com’erano, semplicemente modificando quello che non funzionava.

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Ad esempio il simbolo: dall’alba dei tempi c’erano questi due ballerini, uno col libro, l’altro col bicchiere.
Messaggio chiaro, immagine radicata, segno dinamico, quell’estetica un po’ datata che diventa un pregio perché ricorda la storia del posto…
però il libro non si distingueva, specialmente stampandolo su uno sfondo, e anche il bicchiere si capiva poco. Nelle impaginazioni ne derivava un senso di dilettantesco e poco chiaro, si percepivano due tratti grafici poco simili tra loro.

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Lo sforzo è stato quello di cambiare meno possibile, caratterizzando il libro e il bicchiere in modo che fossero quasi dei pittogrammi e assottigliando appena un po’ le silhouettes in modo di avere più “vuoti” (sono i vuoti che rendono intelleggibile una forma).  Il colore è stato uniformato a una tavolozza che lo renderà riconoscibile.
La riconoscibilità, la nitidezza e la chiarezza semantica del segno sono cambiate radicalmente, ora si distingue dallo sfondo e lo si vede da lontano; eppure per lo sguardo di chi lo conosce, sembra quasi uguale.

L’immagine s-coordinata

Non è facile contenere una banda eclettica di artisti libertari nelle rigide norme di una coordinazione di immagine.
E anche a noi piace pensare all’I.C. come ai perimetri di un campo da gioco, che consente e incoraggia la creatività e l’espressione.
L’I.C. è indispensabile se vuoi, ad esempio, che il tuo manifesto sia riconosciuto per strada. La Scighera, coi suoi budget striminziti, con le sue proposte d’arte d’avanguardia, con i suoi canali alternativi di comunicazione… proprio lei ha bisogno più degli altri di distinguersi dal rumore e di essere riconoscibile: insomma ogni sera le sedie del concerto devono essere abbastanza piene da mandare avanti la baracca serenamente. Quindi: coordinare bene l’immagine da pedanti allievi di Ulm?

Ci siamo riletti il manuale di Stefano Caprioli e Pietro Corraini sull’Immagine Non Coordinata e abbiamo trovato una soluzione di equilibrio divertente. Alcune cose saranno costanti e le stabiliamo insieme, altre saranno delle variabili.


Le costanti
Simbolo, logotipo e loro posizionamento nella pagina; tavolozza con pochi colori base; font dei testi. Nel sito, anche la font dei titoli.


Le variabili
Le immagini, i colori specifici di ogni evento, le font dei titoli.

Il lavoro insieme poi si è sviluppato l’anno successivo, in cui la Scighera ha ospitato vari corsi di smarketing°; e poi fino ad oggi, ma questa è un’altra storia.