L’idea

Smarketing°, come smarcarsi dalla marca: tornare a una comunicazione leale, reciproca, trasparente. È la comunicazione che non vuole manipolare, tesa a pensare insieme.

È il contrario del marketing: secondo noi comunicare in modo reciproco, chiaro e pulito è indispensabile per far funzionare un’economia etica e solidale.

COME NASCE L’IDEA

È stata sviluppata a partire dagli anni 90.

Da fine 2008 si è progressivamente costituita in Italia la rete smarketing° per applicare i principi della decrescita e della filiera corta nella comunicazione.

Molti di noi vengono dalle agenzie tradizionali del marketing consumista: amiamo definirci “pubblicitari disertori”.

Storia approfondita dello smarketing

La rete è nata come organizzazione informale, con l’intenzione di formalizzarsi successivamente in associazione culturale.
Col tempo quella che sembrava una soluzione temporanea si è rivelata una formula efficace e agile. Quindi oggi restiamo una rete di partite iva consorziate attorno ai valori che in questo sito descriviamo, che ogni giorno eseguono artigianalmente le tecniche di comunicazione che ne conseguono.

Nel 2021 è nata l’associazione smarketing° che invece è non profit e promuove la comunicazione etica come valore.

Tesi e prassi sono nel libro smarketing, edito da Altreconomia (prima uscita nel 2012); ha avuto numerose ristampe e nel 2019 è uscita una nuova edizione aggiornata ed ampliata.

LA CRITICA AL MARKETING

Lo smarketing sviluppa una critica radicale dei meccanismi, degli scopi e dei valori della pubblicità commerciale e più in generale delle strategie del marketing, intese come colonizzazione dell’immaginario, allungamento della filiera commerciale ed incentivo allo spreco di energia e materia.

Le retoriche e le tecniche dell’adveritsement sono divenute così pervasive da condizionare spesso la comunicazione di soggetti che dovrebbero avere una visione del mondo opposta al consumismo: enti pubblici, associazionismo, imprese non profit, economia sociale, mondo della decrescita…

Contribuiamo a liberare dall’economia mainstream ampie aree di “altre economie” che si basano sui valori ambientali, etici, sociali, culturali o conviviali.

Per tutti questi soggetti raccomandiamo una serie di pragmatiche liberanti e liberate, più idonee alla loro natura ed alle relazioni che vogliono tessere col loro pubblico.

In questa pagina stiamo parlando dell’idea che ci guida; il nostro metodo è qui, il nostro iter professionale è qui.

COMUNICARE PER VIVERE FUORI DALLA BIG ECONOMY

Dalla preistoria ci scambiamo beni e servizi, è naturale.
Non c’entra niente col turbo-mercato consumista.

L’economia tossica spreca lavoro, materia, energia e anche informazione.

L’economia “buona” merita altri aggettivi: noi diciamo “valoriale” per includere senza settarismi equo-solidale, cooperativa, resiliente, partecipativa, circolare, dei beni comuni, della liberazione, e poi ancora economia gandhiana, bioeconomia, economia islamica, economia di comunità, di comunione, post-economia…

Tutte queste forme umane e sociali di economia buona hanno bisogno di comunicare per sussistere.

L’IMPORTANZA DELLA CRESCITA LENTA
PER LE PICCOLE IMPRESE A CARATTERE VALORIALE

La storia economica di tanti nostri clienti dimostra che il vero successo è lento: chi si è organizzato per aver poche turbolenze e reggerle bene è restato solido nel tempo, non chi cercava dei brevi successi a picco che spesso diventano controproducenti.

Come un bambino, tutti dobbiamo crescere, ma fino ad un certo punto e non oltre i limiti dettati dalla nostra natura, dalla nostra salute e dal contesto in cui operiamo.

In altre parole:
anche gli affari hanno una loro ecologia.

Se la pensate come noi avete superato l’ideologia della crescita e preferite quella della solidità, che non è una rigidità massiccia ma l’equilibrio tra le parti di un sistema.

Un’azienda (piccola o grande) è sana non quando cresce indefinitamente ma quando il rapporto tra produzione e vendite è il più possibile equilibrato, duraturo nel tempo e rispettoso di ambiente e persone.

SCOPO DELLA COMUNICAZIONE

L’immagine è importante, ovvio, ma voi non vendete una pura immagine come fanno i grandi brand, che devono studiare a tavolino una personalità artificiale ai loro prodotti altrimenti anonimi e insignificanti. No, voi una personalità l’avete già e l’immagine la racconta.
Ma è la vostra faccia, non la vostra maschera.

Non illudetevi però: essere buoni non significa essere belli automaticamente. Un po’ di cura dovete mettercela: non potete vendere niente con un’immagine negativa, fuorviante o pasticciata.
Così come ci si lava la faccia e ci si veste in modo un po’ curato, che non è travestirsi o fingere di essere qualcun altro.
Appena siete puliti e riconoscibili, la comunicazione (interna ed esterna) ha altri scopi.

La comunicazione col proprio pubblico dovrebbe essere il più possibile reciproca, aperta e creativa, ciò aiuta a ri-orientare la produzione adeguandosi elasticamente al mutare del mercato, delle esigenze locali e delle sensibilità.

Per una crescita lenta e sana,
smarketing° consiglia:

1.

vendi tante mele quante ne fa l’albero.

2.

cerca pochi clienti ma buoni (costanti nel tempo).

3.

progetta una comunicazione semplice come una bicicletta.

4.

scegli tecnici abilitanti (in tanti campi).

LA FILIERA COLTA

Scopo dello smarketing° è favorire le altre economie facendo incontrare produttore e consumatore in una filiera il più possibile breve e consapevole.
È la filiera colta.

Sapete già che il principale ostacolo tra voi e gli acquirenti e non è tecnico né economico: è culturale.

Quindi occorre facilitare la consapevolezza e la responsabilità del produttore, dell’acquirente e dei pochi eventuali soggetti intermedi.
I principi della filiera colta sono tre.

  1. comunichiamo affinché l’acquirente assuma consapevolezza di quanto può influenzare la micro-economia locale con le proprie scelte
  2. la sua capacità di giudicare quello che compra non è solo una competenza tecnica e merceologica. Dobbiamo risvegliare: 1. le capacità sensoriali ed estetiche; 2. la coscienza dell’intera filiera
  3. la comunicazione dal basso tutela chi compra sulla veridicità delle affermazioni dei produttori e aiuta chi vende a incontrarlo con costi di comunicazione bassissimi.

LA CONDIVISIONE

Quel il tondino vuoto nel logotipo smarketing° laddove di solito vedete un segno privativo come ®, © o significa che ci piacciono il copyleft e le licenze Creative Commons.
Perché le buone idee sono di tutti, sono quelle cattive che hanno un padrone.

IL METODO E L’ITER

La pragmatica è lo studio degli effetti della comunicazione sul comportamento.
Per noi comunicazione e comportamento sono sinonimi.

Proponiamo varie tecniche e pratiche.
Per chi è interessato:

– abbiamo il nostro Manifesto, in 18 punti punti che possono apparire teorici, ma hanno effetti molto pratici,

– abbiamo il nostro iter professionale di lavoro.